Alla famiglia Candian (detta Sanudo) viene dato il merito della costruzione della Chiesa di San Maurizio e Lazzaro. In origine la facciata era rivolta al rio del Santissimo e aveva un sagrato ai piedi del ponte che ancora oggi conduce al campo di Santo Stefano. Il campanile sorgeva in angolo tra il campo e la calle. La chiesa volgeva il fianco destro sul vasto campo dal perimetro perfettamente regolare. Dal IX secolo fino alla fine del Cinquecento le cronache non danno più alcuna notizia della Chiesa di San Maurizio con riferimento alla struttura architettonica, ma è certo che subì una riedificazione, in seguito ad un incendio che ne aveva distrutto le strutture edilizie, che si concluse nel 1105. Alla fine del Quattrocento la chiesa presentava ancora struttura basilicale a tre navate di chiara impronta bizantina, risultato di un intervento operato nella prima metà del XII secolo. In epoca gotica furono realizzati sicuramente altri lavori di restauro e di ristrutturazione. Dopo tanti secoli di silenzio le carte riportano la notizia che nel 1580 la Chiesa di San Maurizio fu completamente ricostruita e consacrata. Si può supporre che in questa occasione, secondo le nuove teorie architettoniche legate alla funzione degli spazi, la nuova fabbrica abbia subito un’intera rotazione in modo da far corrispondere la fronte principale al campo. Ricordiamo che in precedenza, cioè verso la metà del secolo, era stato demolito l’antico campanile per consentire la costruzione del grandioso Palazzo Bellavite, la cui facciata su campo sembra essere stata affrescata da Paolo Veronese. Dionisio Bellavite, ricco mercante, aveva infatti ottenuto la concessione dell’area e il permesso di togliere il campanile in cambio del pagamento di una tassa annuale a beneficio della Chiesa di San Maurizio, tassa che il Bellavite continuava ancora a pagare nel 1564. Della chiesa, eretta nel 1590, non abbiamo altra notizia, né elementi superstiti poiché nel 1806 essa venne demolita e riedificata secondo il progetto di Antonio Diedo e Giovan Antonio Selva. L’attuale fabbrica, consacrata nel 1828, ha pianta a croce greca con cupola centrale e cupolette emisferiche cieche ai lati. Il disegno generale sembra ispirarsi alla sansoviniana Chiesa di San Geminiano. In aderenza al fianco sinistro della chiesa sorse l’edificio della scuola degli Albanesi. Della scuola si ha notizia fin dal 1489 e ancora nel 1501 e nel 1502, anni durante i quali si stavano portando a termine la decorazione interna dei soffitti e gli arredi. Nel 1531 un nuovo intervento completava la facciata su calle del Piovan, che ancora oggi si può vedere, ornata da eleganti e ben lavorati bassorilievi di chiara fattura classico-rinascimentale.
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